Piccola, attorcigliata su se stessa, una spirale.
Una di quelle forme avvolgenti e “morbide” che non posso non “riconoscere”.
Le sue volute mi hanno ricordato subito il cedevole arrendersi di una stoffa lasciata cadere.
Ma il racconto era, evidentemente, molto più tortuoso: “Tra le tue visioni, tra le immagini che custodisci, hai un sogno tanto prezioso da volerlo preservare dal buio, dalla dimenticanza?
Dalle scalfitture, dalla corrosione e dalla cattiveria?
Talmente delicato e caro che per proteggerlo hai bisogno di un manto leggero che lo avvolga, ma lo lasci respirare… vivere… Bene, se un Sogno vive in te, tienilo stretto.
Afferralo come quella mano che sbucando dalle onde del Mare e della stoffa del vestito di una ballerina, s’impadronisce con forza della scarpetta.
Il suo Sogno”.